Mon Marrakech
Il sole sta tramontando dietro il Minareto di Koutoubia. Mentre le poche nuvole in cielo si tingono di rosso in piazza fervono i preparativi dei banchetti di streed food.
Seduta su una delle tante terrazze che si affacciano su DJamee El Fna abbiamo una vista privilegiata sulla pizza dove ogni giorno si mescolano turisti, locali e mendicanti con incantatori di serpenti, ammaestratori di scimmie, venditori di spremute fresche nascosti da carretti pieni di frutta, donne che con grande abilità dipingono arabeschi all’henné sulle mani, saltimbanco…in un crogiolo di umanità, colori e odori.
Perdersi tra le vie del suq è d’obbligo, spinti da un fiume in piena di persone che si muovono nel labirinto di negozi dove si assaporano odori e profumi della città. La miscela dei motorini che si fanno largo tra la folla, l’inteso odore della concia della pelle trasformata in borse, scarpe, zaini,…i profumi delle spezie che si confondono con la carne che cuoce sulle braci.
Sono rimasta affascinata dai negozi di lampade, moltissime e dalle forme diverse che richiamano le fantasie arabe. Piccoli chioschetti tra le pareti delle case mostrano le loro merci, carne macellata e pesce fresco esposti come trofei pronti ad essere venduti a donne marocchine velate che si apprestano a preparare la cena. Ai margini del suq gli artigiani lavorano a pieno ritmo nelle loro botteghe e non si fermano nemmeno quando il richiamo dei Muezzin riecheggia nell’aria. Noi ci siamo fermati invece al Cafè Arab, su una terrazza tra i tetti delle case e negozi, a sorseggiare tè alla menta.
Spingendosi oltre le mura della medina si scopre la ricchezza del tempo passato. L’hotel Mamounia spalanca le porte ai ricchi viaggiatori che desiderano soggiornare in un antico palazzo trasformato in un albergo. Il Palazzo Bahia rispecchia lo splendore di inizio ‘900, quando i visir amministravano la regione. Nella nuova medina l’incanto dei Jardin Majorelle attende i curiosi e gli ammiratori di Ive Saint Loran, che si racconta in “Mon Marrakech”. Tra le pareti del museo dedicato allo stilista che qui riscoprì la sua vena artistica, lo sguardo si sofferma sui quadri di Majorelle, fotografie dipinte del Marocco nel secolo passato.
Il sole ormai ha lasciato il posto alla luna piena, è tempo di lasciare la terrazza per scendere in piazza e cenare in una delle bancarelle, deliziandoci il palato con tajine e cous cous….vivendo a pieno la “mia” Marrakech.
Sabrina Ferrario